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Possibile raddoppio autorizzazioni per nuovi vigneti in Liguria. Cia: sarebbe un buon risultato ma ancora lontano dalle richieste dei viticoltori


 E’ arrivato nei giorni scorsi l’annuncio dell’assessore regionale Alessandro Piana in merito al possibile raddoppio per la Liguria sulle autorizzazioni per nuovi impianti vitivinicoli: a partire dal 2024 si prevede la quota minima da 10 a 30 ettari per nuovi vigneti in Italia, che raddoppierebbe, appunto, la superficie sino a oggi riservata alla Liguria (da 16 a 30 ettari, secondo le prime stime).
“ Attendiamo che la proposta possa essere accolta in tempi brevi – commenta Ivano Moscamora, direttore regionale di Cia Liguria -. Sarebbe un buon risultato anche se siamo ancora lontani da numeri soddisfacenti. Poter arrivare a 30 ettari significherebbe soddisfare circa il 15% delle richieste dei viticoltori.
Senza dimenticare l’importanza di avviare azioni di promozione il loco con la creazione di strumenti che favoriscano il recupero e quindi il trasferimento di superfici abbandonate a coloro che invece intendono metterle in produzione, anche in altra località”.
Se la proposta venisse recepita,  consentirebbe alla Liguria  di invertire il trend conservativo tenuto sino ad oggi.
“CIA Savona in questi anni ha condotto una dura battaglia per l’aumento delle superfici vinicole, anche alla luce delle numerose domande e richieste rimaste bloccate. Il territorio ligure e savonese sono affamati di nuovi spazi per la produzione dei vini, con imprese vitivinicole pronte a nuovi investimenti per implementare la quantità prodotta ed essere ancora più competitivi sui mercati” sottolineano il presidente di Cia Savona, Sandro Gagliolo, e il responsabile del settore vitivinicolo, Mirco Mastroianni
CIA Savona pone anche una riflessione sui cambiamenti climatici in atto: “Abbiamo bisogno di vigneti più ampi e diversificati anche per affrontare le conseguenze del clima che incidono sempre di più sulle aree vitivinicole. E poniamo alla Regione Liguria la possibilità di creare cloni resistenti per i vitigni, come per il Rossese o il Pigato, uno studio genetico con applicazioni tecniche e dirette che possano ulteriormente tutelare le produzioni e i vigneti senza snaturare la tipicità dei nostri vini.
E’ stato fatto in altre regioni italiane, sarebbe auspicabile una procedura speculare anche per la Liguria, con programmi di miglioramento genetico e sanitario grazie alla selezione clonale che porterebbe altri vantaggi e garanzie ad aziende e produttori del settore” concludono Gagliolo e Mastroianni.



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