Peste suina. Di fronte al sostanziale immobilismo degli enti preposti, ora gli agricoltori di Cia Liguria chiedono che
scenda in campo il Prefetto. E sollecitano, nell’esposto inviato, che si dispongano gli opportuni accertamenti sulla situazione complessiva;
di surrogarsi eventualmente alla Regione Liguria perché vengano adottate le misure necessarie previste dalla normativa europea e nazionale, nonché dal Piano nazionale e da quello regionale.
“ In particolare chiediamo la definizione di procedure autorizzatorie e gestionali dell’attività di contenimento dei cinghiali mediante trappolamento come fatto ad esempio dalla Regione Umbria – spiega Stefano Roggerone, presidente di Cia Liguria -. Con l’affidamento di alcune attività, come il depopolamento dei cinghiali, a soggetti privati e/o alle forze di pubblica sicurezza. Disponendo l’apertura di un tavolo di monitoraggio delle attività di attuazione dei Piani, al quale chiediamo come associazione di categoria di poter far parte”.
L’esposto è firmato dal presidente regionale ma anche da tutti i presidenti provinciali di Cia Liguria nonché dal presidente dei Giovani Agricoltori di Agia Liguria, dai Pensionati dell’Associazione ANP, da Donne in Campo. A testimonianza di un problema che ormai coinvolge tutte le categorie agricole e tutte le province liguri.
“ I dati dei casi nel cluster tra Piemonte e Liguria vedono un progressivo incremento dei casi positivi riscontrati ed un allargamento verso est ed ovest della zona “infetta”, con conseguente necessità di una continua rimodulazione delle zone di restrizione – si legge nell’esposto al Prefetto -. Nelle settimane 53-63 relative ai primi mesi del 2023 il numero dei casi infetti è più che raddoppiato.
Questo il numero dei casi suddivisi per periodi: tra il dicembre del 2021 e il dicembre del 2022 ci sono stati 221 casi; a gennaio e febbraio 2023 i casi sono stati 194; a marzo 2023 in un solo mese i casi sono stati 110.
La situazione al 12 aprile 2023: i casi positivi sono 356 in Piemonte, 209 in Liguria.
Preoccupanti in particolare gli ultimi casi registrati in Liguria a fine marzo: uno a Savona (primo caso fuori dalla zona di restrizione II); cinque in provincia di Genova: due a Isola del Cantone (quindici positività da quando è iniziata l’emergenza), uno a Savignone (otto), due a Torriglia (sette)”.
Tutti i firmatari chiedono al Prefetto di essere ricevuti per spiegare nel dettaglio cosa sta e cosa non sta accadendo.
“ Oltre al mancato completamento delle recinzioni, è evidente che la Regione Liguria si è resa inadempiente rispetto alla normativa europea e nazionale, nonché agli impegni assunti con il Piano nazionale e regionale – conclude Stefano Roggerone -. In particolare l’inadempienza si riscontra soprattutto su due fronti: la ricerca attiva delle carcasse e il depopolamento dei cinghiali. Entrambe queste attività sono di fatto state trascurate ed affidate unicamente ai volontari ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti: la popolazione dei suini selvatici è aumentata, l’epidemia di PSA con l’ultimo caso di Savona è uscita definitivamente dai confini della zona di restrizione II e l’attività di depopolamento dei cinghiali non viene attuata né all’interno delle zone di restrizione né nelle zone indenni.
Tutto questo porta a danni incalcolabili a causa dell’abbattimento dei suini domestici nelle zone di restrizione, con svuotamento delle stalle ed impossibilità di ripristinarle; danni ai fondi agricoli ed alla produzione agricola e zootecnica a causa dell'eccessiva presenza di cinghiali sul territorio; danni ad agriturismi e indiretti a tutte le altre aziende a causa delle limitazioni alle attività nelle zone di restrizione. Una situazione drammatica per la quale chiediamo a questo punto l’intervento del Prefetto”.