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Latte. Roggerone: prezzi non adeguati a fronteggiare i costi di produzione degli allevatori


Leggiamo su importanti quotidiani  di un prezzo all’ingrosso del latte alimentare in Italia a 60 centesimi contro i 36 di qualche mese fa. Facciamo chiarezza: i 36 cent era il prezzo base pagato all’allevatore che, secondo i dati rilevati da Assolatte (Associazione delle industrie del settore) e disponibili sul sito www.clal.it, oggi ha punte massime di 49,5 cent.
A 55 centesimi (destinato a salire) si colloca il cosidetto “latte spot”, quello acquistato da commercianti senza impegno di fornitura a differenza del latte “contrattualizzato” che spunta prezzi più bassi in virtù di un impegno al ritiro da parte dell’ industria.
In Liguria, il latte alla stalla viene pagato dal primo di aprile 48 cent. Prezzo non adeguato a fronteggiare, sempre secondo i calcoli di Assolatte, costi di produzione che oggi sono da considerarsi pari a a 52,5 cent litro. Situazione ancor più difficile se pensiamo che questi valori   riguardano la Lombardia e le produzioni di pianura. In Appennino i costi sono maggiorati di almeno il 10%.
Fino ad ora il problema della crescita dei costi di produzione (energia, mangimi, trasporto) è stato scaricato in larga parte sulla produzione primaria, in particolare sul segmento latte alimentare, quello con marginalità più contenuta, mentre la trasformazione in formaggi ha saputo far crescere sia prezzi che volumi commercializzati, con una combinato disposto che ha permesso di assorbire i maggiori costi, anche se molto poco di questa crescita è ricaduto sulla produzione primaria.
“ Sarebbe bene quindi, quando si parla di crisi alimentare, di rischio di penuria di cibo, come uso in questo periodo, rammentare una volta tanto che la regola del mercato tra domanda e offerta, deve valere anche per i produttori agricoli e gli allevatori – sottolinea Stefano Roggerone, presidente di Cia Liguria -. Quando si parla di cibo e di accesso al cibo, per quanto ci riguarda, siamo più propensi a pensare non alla applicazione semplicistica delle regole della domanda e dell’ offerta, ma ad una visione responsabile e cooperativa che riconosca a tutti la giusta remunerazione ed al numero più alto possibile di consumatori la possibilità di accedere al cibo. Si può fare se ognuno fa la propria parte e rispetta l’altro, se prevale la logica della cooperazione e non quella della speculazione”.

 




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