Dal lockdown al pieno rilancio, ma non prima del 2022. Dopo l’anno della pandemia, che è costato al settore un crollo medio dei fatturati del 15%*, il vino Made in Italy ha innescato la risalita e per fine 2021 è atteso un rimbalzo del 9%. Ma per tornare ai livelli pre-Covid, vale a dire a quei 13 miliardi di euro di valore alla produzione del 2019, la strada da fare è ancora lunga. Bisogna attendere la ripresa stabile della ristorazione e del turismo, così come del commercio mondiale, confidando che la variante Delta non imponga nuove restrizioni, e nel frattempo puntare su nuovi canali, mercati e trend. Scommettendo sull’e-commerce (+120% nei primi sei mesi del 2021), sull’export in Paesi strategici come la Cina (+22% nel primo quadrimestre) e sul boom del vino rosato, che si affianca a quello delle bollicine italiane, avviate verso 1 miliardo di bottiglie prodotte entro i prossimi tre anni. Questo il quadro del comparto secondo il Forum Nazionale Vitivinicolo 2021, promosso da Cia-Agricoltori Italiani in collaborazione con Unione Italiana Vini e tenutosi oggi a Roma, all’Ara Pacis, alla presenza del ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli ( nella foto con il presidente Scanavino).
“ Un quadro replicabile in Liguria per alcuni elementi ma non per tutti – sottolinea Mirco Mastroianni, presidente di Cia Savona nonché importante produttore della nostra regione -. La ripresa per noi passa soprattutto da un rilancio del canale Horeca. Mentre sull’estero occorre continuare a fare una promozione selezionata. Per i produttori liguri non sono adatti mercati come la Cina e la Russia. Occorre invece fare investimenti mirati concentrando le risorse verso questi paesi europei, Stati Uniti, Australia dove viene apprezzata la qualità del prodotto anche di piccole aziende”.
Per colpa delle chiusure, il vino italiano ha perso nel 2020 circa un quarto del proprio business sul mercato interno, pari a più di 3 miliardi di euro, con i picchi negativi registrati sul fronte della ristorazione (-40%) e delle enoteche (-23%). Le perdite per il lungo stop al consumo fuori casa sono state solo in parte compensate da quello tra le mura domestiche, con l’aumento degli acquisti di vino nella Gdo (+12%), insieme alla sostanziale tenuta delle esportazioni, che hanno perso il 2,3% sul 2019 a 6,3 miliardi di euro, con una contrazione notevolmente inferiore rispetto agli altri Paesi esportatori (-20,4%).
Quanto all’anno in corso, secondo Cia e Uiv, le previsioni per il vino tricolore sono di chiudere il 2021 con un giro d’affari di circa 11 miliardi di euro, mantenendo intatto il secondo posto nella classifica globale dei maggiori Paesi esportatori, dopo la Francia, con una quota del 20% sul totale del vino esportato nel mondo.
Intanto, per sostenere il rilancio post pandemia, è necessario cavalcare le nuove tendenze del vino. Come l’e-commerce e il coinvolgimento digitale. E un’attenzione a nuovi fenomeni come il vino dealcolato.
“ Un cambiamento di esigenze che non tocca ancora profondamente i produttori della nostra regione – conclude Mastroianni – ma che dobbiamo tenere sotto osservazione. I consumatori cercano sempre di più vino meno alcolici, ma questa tendenza non trova riscontro nei disciplinari delle Doc che richiedono una gradazione minima. Se questo mercato si amplierà occorrerà trovare soluzioni trasparenti affinché le etichette spieghino chiaramente le differenze”.