La protesta parte a livello nazionale. E nella nostra regione anche Cia Liguria la rilancia: il nuovo provvedimento del MIPAAF sul comparto della canapa industriale è ingiustamente restrittivo. Con riferimento alle piante di canapa il provvedimento opera infatti in maniera del tutto arbitraria una distinzione tra semi e loro derivati (leciti, in quanto rientrerebbero nelle previsioni della L. n. 242/2016) da una parte e fiori e foglie dall’altra.
“ Esprimiamo il nostro rammarico e la nostra preoccupazione per l’ennesimo provvedimento dal contenuto ingiustificatamente restrittivo nei confronti del comparto della canapa industriale, adottato dagli organi competenti – hanno scritto agli assessori regionali con una lettera unitaria Agrinsieme, l’Associazione Florovivaisti Italiani e Federcanapa -. Il MIPAAF ha trasmesso alla Conferenza Stato-Regioni lo schema dell’atteso decreto interministeriale che, ai sensi dell’art. 1 comma 3 del D.LGS. 21 maggio 2018 n. 75, definisce l’Elenco delle specie di piante officinali coltivate, nonché criteri di raccolta e prima trasformazione delle specie di piante officinali spontanee”.
Con riferimento alle piante di canapa, tale provvedimento opera in maniera del tutto arbitraria una distinzione tra semi e loro derivati (leciti, in quanto rientrerebbero nelle previsioni della L. n. 242/2016) da una parte e fiori e foglie dall’altra. Per quest’ultimi viene richiamata l’applicazione delle disposizioni del DPR 309/90 in materia di stupefacenti ed il divieto di coltivazione se non espressamente autorizzata dal Ministero della Salute.
“ È evidente che qualora fosse adottato in via definitiva – sottolineano anche dalla sede di Cia Liguria - il decreto sancirebbe un’ingiustificata ed anacronistica limitazione per gli agricoltori italiani che si vedrebbero costretti, con riferimento alla destinazione officinale, a dover rinunciare alla possibilità di destinare le proprie produzioni di foglie e infiorescenza da varietà a basso THC alla produzione di aromi, sostanze attive non psicotrope, semilavorati per la cosmesi, rinunciando quindi alla parte di pianta in cui risiedono le maggiori proprietà officinali” .
È altresì chiaro il contrasto con il diritto comunitario, soprattutto alla luce delle interpretazioni fornite dalla recente sentenza della Corte di Giustizia Europea nel cd. caso “Kanavape” che ha condannato la Francia per le limitazioni legislative all’uso dell’intera pianta di canapa sativa, e non soltanto dalle sue fibre e dai suoi semi (art.78 della sentenza).
“ Riteniamo che tale schema di decreto rappresenti una illecita restrizione dell’organizzazione del mercato comune della canapa industriale, che determinerebbe, qualora fosse definitivamente adottato, un grave e ingiustificato pregiudizio per gli agricoltori italiani rispetto a quelli degli altri Paesi europei – scrivono ancora Agrinsieme, l’Associazione Florovivaisti Italiani e Federcanapa agli assessori regionali -. È opportuno ricordare che proprio nei giorni scorsi la Francia ha annunciato di ritenere lecita la produzione dell’intera pianta di canapa (fiori e foglie comprese) per l’ottenimento di preparazioni industriali e che l’Unione Europea si prepara ad una puntuale opera di allineamento tra diritto comunitario e la sopra citata sentenza.
Rimarchiamo infine che tale proposta è in netto contrasto con la risoluzione unitaria della XIII Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati del 14 novembre 2019, che aveva impegnato il governo a consentire l’uso dell’intera pianta per le finalità industriali di legge, e che alcune Regioni hanno già legiferato in materia, ultima in ordine di tempo la Regione Piemonte, che riconosce tra i prodotti ottenibili dalla canapa anche i fiori e l’estrazione del CBD, quindi di un principio attivo, dalle paglie (LR n. 12 del 28 maggio 2021, art.2 comma 4)”.