Si aggrava l’insostenibilità dei costi delle tariffe irrigue . E così Cia Imperia ha deciso di mettere nero su bianco le richieste, scrivendo al Presidente della provincia, ai Sindaci e al Commissario ad Acta per le funzioni di governo dell'ATO ovest per il servizio idrico integrato, Gaia Checcucci.
“ Decorsi inutilmente oltre due anni dalla denuncia relativa alla insostenibilità dei costi delle tariffe irrigue pretese dall’acquedotto IRETI e a seguito delle numerose riunioni che si sono susseguite per ricercare soluzioni che mitigassero gli effetti a carico delle aziende agricole, registriamo paradossalmente che, con la deliberazione Assemblea dei Sindaci ATO ovest del 22/12/20, nonostante la maggioranza dei partecipanti si sia astenuta, è stato autorizzato un provvedimento che permette ad IRETI di aumentare del 5.2% ogni anno i propri ricavi per il quadriennio 2020/2023 – si legge nella lettera firmata dal presidente Stefano Roggerone - Tutto questo in aperto sfregio alle richieste del mondo agricolo e ai principi che hanno sancito la costituzione dell’Ambito Territoriale Ottimale per il superamento della frammentazione e della realizzazione di gestioni integrate comprendenti tutto il ciclo dell’acqua.
L’iniquità e la sperequazione che si sta perpetrando ai danni delle imprese agricole sta raggiungendo livelli assurdi se si pensa che nella stessa Provincia, a seconda del Comune in cui si coltiva e del gestore del servizio idrico, la stessa risorsa può arrivare a costare circa 5 volte di più.
“Dopo questa constatazione riteniamo necessario prendere provvedimenti a tutela degli interessi degli imprenditori agricoli, il cui ruolo è sempre osannato in occasione di cerimonie ed interviste di taglio politico, ma che non di rado si trovano ad essere letteralmente tartassati proprio da quelle Istituzioni che ne incensano il ruolo – prosegue la lettera - Alla luce di ciò chiediamo, come principio generale e nel caso specifico per l’acquedotto IRETI, che le utenze dei gestori della Provincia di Imperia non vengano date per singolo appezzamento di terreno ma che facciano riferimento alla partita iva delle imprese, in modo tale che il coltivatore diretto paghi veramente per quello che consuma e non si trovi a dovere esborsare 4/5 o a volte 7/8 quote fisse per garantire un introito sicuro a gestori con bilanci milionari.
Ad oggi, inoltre, risulta che nel ponente della Provincia vengano fatte letture presunte sugli anni precedenti e di conseguenza fatte pagare bollette di non facile lettura che incidono pesantemente sulle finanze degli agricoltori”.
Cia Imperia chiede, con effetto immediato, una rimodulazione tariffaria che:
- consenta alle imprese agricole la possibilità di gestire l’acqua come un bene strumentale della propria impresa e non come un bene di lusso
-non superi il tetto massimo di € 0.80 al mc
Ciò in considerazione del fatto che tutti i gestori acquisiscono il bene primario a cifre pressoché pari allo zero e ogni centesimo che viene fatto pagare dovrebbe essere, come legge prescrive, proporzionato al costo degli investimenti e della gestione delle reti.