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Le aziende agricole Possa e La Felce raccontate da una sommelier Fisar


Anna Ostrovskyj è sommelier Fisar con la passione per i viaggi tra le cantine e i vini italiani. Nel suo blog "Coeur De Chauffe" racconta esperienze, incontri e paesaggi. 
Nell'estate appena passata la sua attenzione si è rivolta all'azienda agricola Possa di Riomaggiore e all'azienda agricola La Felce di Ortonovo, entrambe socie di CIA Liguria.
 
La prima visita è per la cantina Possa: "Se dovessi scegliere un vino emblema di Possa, - scrive Anna sul blog - tra quelli della generosa degustazione che Heydi ci ha offerto sarebbe proprio lo Sciacchetrà, e non la versione vincitrice del premio come vino dolce più buono d’Italia al concorso Vinitaly, affinata in anfora, annata 2018, ma la versione dell’annata precedente, affinata in piccole botti, di quelle che si usano anche per l’aceto balsamico, prese da Renzi, a Modena: botti costosissime che offrono al vino, denso e spesso, una materia porosa e vulnerabile, e gli comunicano in presa diretta la salsedine e gli aromi del territorio e di una cantina scavata nella roccia viva, regalandogli quel tratto “oxy” proprio degli Sciacchetrà alla vecchia maniera. Un vino “eroico” dalla vigna alla bottiglia, prodotto in piccolissima quantità (circa 1100 bottiglie nel 2016). Dalla cura maniacale per la materia prima, uve di Bosco per la gran parte, provenienti da piante di circa 50 anni con una resa già bassissima, sulle quale si opera una ulteriore selezione, alla diraspatura a mano, acino per acino, dopo l’appassimento, sino alla messa in botte, tutto parla di tensione verso la miglior vinificazione possibile, ed a spingerla è la volontà di continuità ma anche di futuro: da qui l’adesione al protocollo Triple A, l’esperimento delle anfore, non solo per lo Sciacchetrà, ed il recupero di metodi di vinificazione antichi, ma con uno sguardo aperto verso il domani, i figli, a partire dal suo, il “Principe Jacopo” (nome che ha voluto dare al suo metodo ancestrale) che popoleranno di vita e idee le nuove Cinqueterre del vino.
 
Perciò, tra i bianchi, Er Giancu e Cinqueterre, complessi e sapidi, il rosso, o meglio U Neigru, ed i rosati, oltre allo Sciacchetrà nelle due tipologie, vinifica anche il “Rinascita”, per me vino del cuore: uno Sciacchetrà Rosso da uve Bonamico e Canaiolo, di grande profondità, che si faceva molto raramente un tempo, ed era considerato un vero e proprio tesoro per le famiglie, segnando la nascita dei figli, ed il Vin dei Vecci, vinificato a partire dal ripasso di un bianco e di un rosso sulle bucce dello Sciacchetrà; d’altro canto, Heydi dedica ai bambini e al futuro molto tempo, considerandolo un grande investimento, con un doposcuola completamente dedicato, per insegnare loro i rudimenti di agricoltura, viticoltura e cantina, tanto che ha imbottigliato il “Vin dei Fanti”, un passito fatto con le loro mani, sin dalla vigna. In un momento in cui l’agricoltura è un mestiere inviso ai nostri giovani ormai, coltivare queste piccole speranze fa un gran bene, e non solo a Riomaggiore".
 
Il viaggio prosegue poi all'azienda agricola La Felce, ecco un estratto del racconto di Anna: "Gli appezzamenti, principalmente da terreni sabbiosi, sono 11, tutti in IGT, tutti diversi, pur se nel raggio di 10km., non coltivati quasi mai in una sola varietà (ci sono Vermentino, Trebbiano, Ruzzese, Malvasia, Massaretta, Canaiolo, Merlot, Barbera, Alicante e persino un centinaio di piante di Chenin!), perché un tempo era così: vera cartina di tornasole di un territorio, riescono a trasmetterlo nel modo più diretto, con vini complessi e polifonici, vini-cibo e vini-energia vitale, costruzioni accurate, solo all’apparenza casuali, che cambiano un anno dopo l’altro, comunicando messaggi sempre diversi ma univoci, ed, infine vini per sottrazione: niente chimica, niente complicazioni, solo la natura, temperata appena da rame e zolfo in vigna, e dalle idee coraggiose e fuori dagli schemi di questo ragazzo degli anni settanta.
Un sistema “buono” nella sua interezza, che ha da poco fatto partire anche un progetto di agricoltura sociale, a favore di alcune strutture per malati psichiatrici: Andrea ha piantato alcune vigne, tra cui la “Monte Dei Frati”, tutta a Vermentino, su arenaria sedimentaria, il terreno più peculiare tra i suoi: sabbia sì, ma sedimentata nei millenni, a dare sapidità ad un’uva classicamente “tenue” nelle durezze. In questa vigna unica, nella quale si pratica, diversamente da tutte le altre, una coltura “monovarietale”, i pazienti delle strutture psichiatriche potranno fare terapia di recupero e reinserimento al lavoro: il vino prodotto si chiamerà proprio “Monte Dei Frati”, una sorta di lieu-dit alla francese, in tutti i sensi.
 
Le etichette che Andrea produce e imbottiglia sono otto in tutto, alcune solo nelle migliori annate, come il sedicente vermentino “Nonsempre”. Tra tutti questi, è l’outsider che mi cattura, il terzo vino cui voglio far spazio nella valigia ideale di questo nostro viaggio: si chiama “Prove Di Trasmissione in O2”, ed è, come dice il nome stesso, una sorta di esperimento per vedere chi ne recepisca il messaggio. Ancora uva di Scimscià, ancora un vino ossidativo, complicato, misterioso e tremendamente affascinante: evolve in solo acciaio per 12 mesi, di cui ben 9 sotto un velo di flor, che trasmettono bene, almeno a me, l’aspetto più ombroso e boschivo di questi luoghi, quello che Andrea in fondo ama. Un vino in cui la parte solare di fiori bianchi, frutta matura e candita, fa posto via via a toni speziati, di terra umida, di funghi e di salmastro".
 
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