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Decolla l'associazione “Produttori di Rose Antiche della Valle Scrivia”. Crotti: opportunità per le aziende anche di altre vallate


 Si è costituita, a Busalla, la nuova associazione “Produttori di Rose Antiche della Valle Scrivia” allo scopo di ottenere un marchio di qualità identitario – Dop o Igp – per le Rose da Sciroppo dell'Entroterra Ligure.
Dodici i sottoscrittori dell'atto costitutivo, ma l'intento è quello di estendere fin da subito il numero dei soci a tutti i produttori che ne faranno richiesta e, una volta definito l'area entro cui sarà possibile coltivare le rose, proseguire il cammino della richiesta del marchio di qualità, coinvolgendo la Regione Liguria e il Ministero dell’Agricoltura.
Le amministrazioni comunali dell’intera Valle Scrivia, nonché tutte le associazioni di categoria, si sono dimostrate disponibili nell’accompagnare i produttori in questa avventura. Ideatore e tessitore dei rapporti tra produttori e associazioni di categoria è Fabrizio Fazzari, assessore del Comune di Busalla nonché ideatore, più di vent'anni fa, della Festa delle Rose di Busalla.
Neoeletto presidente dell’associazione è Gabriele Giua.
La riscoperta della coltivazione della Rosa Antica in Valle Scrivia risale ai primissimi anni Duemila, quando un gruppo di agricoltori locali intravide un potenziale economico nel recupero dei roseti dei genitori e dei nonni. Mentre le terre si spopolavano per la migrazione dalla campagna alla città, la tradizione delle rose rimaneva infatti ancora ben radicata nelle nostre vallate, perché praticamente in tutti gli orti era ancora presente un piccolo roseto dal quale ricavare lo “sciroppo di rose”.
“Un progetto importante che si potrebbe allargare il più possibile  alle altre vallate dell’entroterra genovese in modo da poter garantire una produzione capace di sostenere le richieste che potranno svilupparsi nel tempo  - sottolinea Federica Crotti, presidente Cia Liguria di Levante -. Ovviamente un progetto di ampliamento che parta dalla Valle Scrivia come riferimento del progetto, dando però la possibilità   a molte nostre aziende, che hanno eventualmente terreno incolto, di decidere di poter investire in questo settore”.  



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